Chiuso per ferie

Vacanza è più di un sostantivo. E’ un moto liberatorio dell’anima ed è uno status che alleggerisce la mente. L’etimologia ne chiarisce l’origine. Deriva, infatti, dal latino vacantia, neutro plurale di vacans, participio presente di vacare, essere vuoto, libero. E si tratta di un vuoto piacevolissimo che si traduce, immediatamente, in libertà.
Il mito della vacanza ci accompagna dal boom economico degli anni sessanta ad oggi. Come dire: dalle stelle alla Stellantis, considerando che, l’emblema della rinascita economica dell’Italia di quegli anni, fu la Fiat con le utilitarie 500 e 600, accessibili alla gente qualunque. Il botto ieri, il crac oggi, con l’azienda automobilistica italo-francese in crisi e con gli stabilimenti che rischiano di chiudere, compreso quello dell’ex Fiat a San Nicola di Melfi. In questa estate rovente, nella quale prendono fuoco non solo gli alberi e la vegetazione ma, anche, le menti illuminate dei parlamentari e dei politici italiani, si torna a parlare di crisi e si va al voto. Cade il Governo senza far rumore. Si corre subito ai ripari. C’è già la data delle prossime elezioni politiche: il 25 settembre. Adesso si può davvero chiudere il Paese e andare in ferie. Così, tanto per non farci mancare niente. C’è vacatio di tutto. La mente è vuota e libera di lasciarsi andare al ritmo della musica da lido. L’italietta si bagna tutta, da nord a sud, isole comprese e l’acqua di mare lenisce anche le ferite più profonde. C’è il solleone, ora, tutto passa in second’ordine. Sdraiato sul lettino, l’italiano medio guarda l’orizzonte. Davanti ai suoi occhi, tra bichini striminziti, glutei e cosce che minano le coronarie, sfilano argomenti da prossima legge di bilancio. I bonus, i rincari di luce e gas, le cartelle esattoriali. C’è ancora l’incubo della guerra con la conseguente preoccupazione per il riscaldamento, tutti argomenti per il catalogo del prossimo autunno-inverno. Oltre la boa galleggiante si profila una sorta di campagna di Russia. L’atteggiamento, però, è da: “Che ce ne frega! Godiamoci l’estate, poi, si pensa”. Dappertutto c’è gente in fuga dai problemi quotidiani e da se stessa. Al mare o ai monti c’è bisogno, comunque, di uno stacco, di un periodo di riposo per rigenerarsi e per tornare, semmai, ricaricati o più stressati di prima. I caselli autostradali intasati e le stazioni ferroviarie prese d’assalto rivelano la tendenza a partire a tutti i costi. Spesso senza una meta definita o quasi e, soprattutto, senza badare a spese. Non pensiamoci più, lasciamoci trasportare dalla musica e guardiamo con nostalgia ad un vecchio juke-box. Da vicino, però, notiamo una traccia del cambiamento. Al posto del mitico gettone, nella fenditura, ora, per far girare il disco, s’introducono bitcoin. La selezione balneare inizia con un brano della compianta Giuni Russo, “Un’estate al mare, voglia di remare, fare il bagno al largo, per vedere da lontano gli ombrelloni, oni, -oni”! L’eco tradisce presenze ingombranti. Jovanotti rincara la dose: “L’estate addosso, bellissima e crudele, le stelle se le guardi non vogliono cadere. L’anello è sulla spiaggia, tra un mare di lattine. La protezione zero spalmata sopra il cuore”. La gente votante, ora, è nuda, cioè spogliata di tutto, però, finalmente libera. Non “le state addosso”. C’è ancora tempo per la campagna elettorale. Persino Luca Carboni in “Una grande festa” descrive l’atteggiamento popolare: “Tutti vogliono una  grande festa, un’estate tridimensionale, ma cosa te lo dico a fare. Ma vieni più su, vieni quassù, il mondo aspetta una grande festa, una bomba nucleare, e noi che ce ne andiamo al mare. Ce ne andiamo al mare…”. Chiude la successione di brani la mitica “Una giornata al mare” di Paolo Conte. “Una giornata al mare, solo e con mille lire. Sono venuto a vedere quest’acqua e la gente che c’è. Il sole che splende più forte, il frastuono del mondo cos’è. Cerco ragioni e motivi di questa vita, ma l’epoca mia sembra fatta di poche ore. Cadono sulla mia testa le risate delle signore…”. Mentre andiamo in stampa il cerchio si chiude. Compare un cartello con una scritta, il cui contenuto è a metà strada tra il commerciale e lo scolastico: “Tutto chiuso si ripara a settembre”. Buone vacanze!