Tu chiamale se vuoi… elezioni!

E fu così che i nodi vennero al pettine e, dopo l’ennesimo girotondo, tutti finirono giù per terra. L’amara considerazione a cui conduce questa conclusione estiva è che, il nostro ordinamento repubblicano, non trova più pace e, soprattutto, non riesce a reggere il tempo di un’intera legislatura. Dopo la crisi che ha messo in ginocchio il governo Draghi, minando di fatto la salute pubblica, nel periodo meno opportuno, si gioca di nuovo al “Chi vuol essere deputato”. Con gli echi e i venti di guerra alle porte d’Europa e una pandemia mai doma, le vendette e i rancori personali hanno prodotto una frattura insanabile. E’ così che, sotto l’ombrellone, abbiamo visto nascere e morire nuove ed improbabili alleanze. Uno scenario raccapricciante che presta il fianco agli obiettori di coscienza e a quanti, senza indugiare oltre, tra chi è nel giusto e chi nel torto, disertano direttamente le urne. Questa volta, parafrasando il titolo di un motivetto anni ’60 “Ho scritto t’amo sulla sabbia” c’è chi ha scritto “Voto sulla sabbia”! Niente mojito o drink. Solo giochi di strategia, spesso di infimo livello, portati avanti da chi si spaccia per animale politico e si vende al miglior alleato offerente. Poi, c’è chi ha messo addirittura i saldi, promettendo castelli in aria a tutte le fasce di reddito, tanto per non scontentare nessuno. La gente è stanca di questo modo di fare politica che mercanteggia una governabilità, ormai, perduta. Il senso della rappresentanza con la delega del popolo ai deputati eletti, sembra essere irrimediabilmente smarrita. A questo si aggiunge anche il fatto che in parlamento, dal 26 settembre, siederanno solo 600 deputati: 400 alla Camera e 200 al Senato. La contesa delle prossime elezioni suscita curiosità per questi ed altri motivi. In spiaggia risuona una musica che richiama ad una soluzione scontata e prudente: “Per quest’anno non cambiare, stessa spiaggia stesso mare”. Insomma, l’italiano medio sembra dover assistere, rassegnato, i suoi neo eletti delegati lasciare tutto come prima. C’è pure chi, tra i politici, indica già la strada del dopo elezioni, in termini di formazione del nuovo governo. Si parla addirittura di un’altra coalizione di unità nazionale con il tanto vituperato Draghi alla guida del nuovo esecutivo. Qualcuno, a questo punto, si domanda: “Ma allora, a cosa è servito buttare giù tutto se, poi, ci si ritrova nelle stesse condizioni di partenza”? Intanto dalle onde del mare ci si tuffa nella nuova campagna elettorale vissuta al lido “Mattarella”. Elisa descrive magistralmente il momento d’indecisione: “Quanta confusione sulla litoranea. Giuro che ora scendo che mi manca l’aria. E arrivo al mare a piedi. Lo so che non mi credi. Ti telefonerò (o forse no)”. In definitiva la suggestione di “Un’estate al mare” proposta da Giuni Russo lascia il posto ad un richiamo del grande Lucio Battisti, la cui laconica conclusione sembra essere quanto mai appropriata: “Capire tu non puoi, tu chiamale se vuoi… elezioni”!