Lucani: dotti, medici e sapienti

I lucani, brava gente! Chissà perché in tutti i campi dello scibile umano c’è sempre un personaggio, uno scienziato, un letterato, un manager che ha tracce lucane nel proprio Dna. Si fa sempre un gran parlare delle eccellenze lucane e la cosa, sinceramente, inorgoglisce molto la gente di Basilicata. Anche se c’è da dire che, tra i tratti significativi del lucano, predomina la tendenza ad essere schivo, a non far trapelare  troppo di sé, semmai a far parlare i fatti. Insomma a non autocompiacersi e a produrre, piuttosto, qualcosa di utile per la società.  Nell’era dei social questa prerogativa rischia di essere stravolta, sebbene i lucani doc continuino a difendersi bene e a tenersi a debita distanza dai riflettori. Iniziamo un breve e parziale excursus nel genoma lucano che ha prodotto le “capocce” più fertili e una tale quantità di materia grigia, da far rabbrividire il mitico professor Frankenstein, di “Frankenstein Junior”. Nel cuore delle istituzioni osserviamo che sono lucani e, in particolare potentini, il Ministro della Salute Roberto Speranza, la Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e l’ex commissario straordinario nominato, in epoca di pandemia, per affrontare l’emergenza epidemiologica da Covid-19, il Generale Francesco Paolo Figliuolo. Per rimanere in tema, è recente la nomina di Giuseppe Figliuolo, fratello del pluridecorato e stellato gestore del piano vaccinazioni, a capo della Stellantis, lo stabilimento automobilistico torinese. Stelle lucane al merito per l’ingegnere potentino, un manager, sconosciuto ai più, ma noto negli ambienti automobilistici per aver diretto il sito industriale di Cassino, dove si producono i suv Grecale Maserati e i modelli Giulia e Stelvio dell’Alfa Romeo. Un curriculum di tutto rispetto che supera ogni possibile equivoco sulle assonanze e sulla parentela importante. Come dire: dalle stellette della divisa del Gen. Figliuolo alla Stellantis del, meno noto, Giuseppe. Un arbre magique che associa la visione del graduato degli alpini alla dimensione automobilistica del Figliuolo “fratello”. Un paio di sorpassi spericolati, con Drs spalancato, e giungiamo a Maranello dove, un altro lucano, Benedetto Vigna, da un anno, è il nuovo amministratore delegato di casa Ferrari. Di Pietrapertosa (Potenza), 53 anni, laureato con lode in fisica subnucleare all’Università di Pisa, nel 1993, il manager delle dolomiti è al timone della casa del Cavallino rampante. Nel periodo in cui, nel corso dei Gran Premi di Formula 1, le malaccorte manovre del muretto hanno dato l’impressione di lasciare di stucco il pilota della rossa Charles Leclerc, attendiamo il colpo di teatro del nostro uomo Benedetto. Nemmeno il tempo di immaginare una soluzione plausibile ed eccoci serviti: in area paddock fa la sua comparsa il baccalà alla Vigna. A dare un tocco di eccellenza è il sapore della prelibatezza lucana servita su un piatto d’argento. Non la solita pietanza anonima, dunque, ma una ricetta in grado di soddisfare e mettere d’accordo tutti: pilota, tifosi, e squadra! Niente figura impietosa da stoccafisso per la guida monegasca del predestinato, semmai solo il rischio, calcolato, di una paurosa indigestione. Una strategia lucana in grado di attecchire anche in casa Ferrari. Ce ne sarebbero tanti altri giovani lucani da citare. Insomma “Al congresso sono tanti dotti, medici e sapienti…”, come cantava Edoardo Bennato. Il viaggio alla ricerca dei nuovi lucani illustri è terminato. Viene spontanea la citazione di un noto spot, in voga qualche tempo fa: “Cosa vuoi di più dalla vita”? La risposta al quesito è una conclusione scontata, dal sapore “amaro”, ma esaustiva: “Un lucano”!