E’ ancora piazza pulita

Dopo il supplemento d’estate l’agorà torna al centro della vita comunitaria

L’estate è già un lontano ricordo. Eppure, fino a pochi giorni fa, le temperature elevate, il sole splendente e l’atmosfera vacanziera invogliavano ad andare in spiaggia. Tutti immersi in un inatteso supplemento di stagione estiva. Il rientro ritardato, o meglio, mai completamente avvenuto, ad un format da condizione ordinaria della vita quotidiana, ha reso lo spartiacque tra le vacanze e la ripresa decisa delle attività lavorative, meno netto. In questo periodo di lunga transizione sono stati sufficienti i fine settimana per ripiegare verso le spiagge e prolungare un’abbronzatura già da cottura integrale. Dappertutto, quest’anno, si sono notati meno visi pallidi.<br>Le nostre piazze hanno risentito di questo slittamento del rientro alle proprie attività. Forse solo ora, con il passaggio all’autunno, i nostri centri spontanei di aggregazione si popolano e tornano ad essere il contenitore naturale di spunti, idee, nuove proposte della comunità.  Sotto tutte le latitudini l’agorà sopravvive al tempo. Dai greci ai lucani dell’ultima ora gli argomenti che animano le discussioni delle nostre piazze sono sempre gli stessi. Dal traffico cittadino o di paese, al cartello culturale, ai lavori pubblici, alle prossime scadenze elettorali. Carichi di energia solare e di aria salmastra, accumulate durante l’estate, ci si ritrova con un forte desiderio di ricominciare e di costruire, in ogni ambito. Eppure riecheggiano ancora motivetti impressi nella memoria. Cantava Bruno Martino, nel 1960, in quello che è diventato un manifesto jazz, scritto da Bruno Brighetti e musicato dallo stesso Martino: “Odio l’estate, il sole che ogni giorno ci donava, gli splendidi tramonti che creava. Adesso brucia solo con furor”. Il messaggio successivo era decadente, quasi rassegnato, incline ad un malessere, non soltanto meteorologico: “Tornerà un altro inverno, cadranno mille petali di rose, la neve coprirà tutte le cose e il cuore un po’ di pace troverà”. La piazza torna a popolarsi anche nelle canzoni di tutti i tempi. Il surreale juke-box di Terra fa partire una sequenza di brani dedicati alle nostre agorà moderne che, spesso, vivono forti contraddizioni, combattute tra il desiderio di socialità e la ricerca di una dimensione più intima, quasi solitaria. Ariete, in un suo brano recente, “L’ultima notte”, canta: “Si lascerà trascinare dal vento. È vuota quella piazza. Ricordo quando ci stavamo in cento”. Il tema dell’agorà è sempre al centro della vita cittadina, anche nell’ipotesi contemplata da Lorenzo Fragola in “D’improvviso”: “Proprio come i monumenti abbandonati e soli in una piazza. Polvere di vita che ha ricoperto tutta la bellezza”. Dello stesso avviso è Gianni Togni che gorgheggia: “Due ore ed io mi guardo in giro. Tra me e la piazza soltanto cielo, un orologio senza lancette”. Per finire a Lucio Dalla che in “Piazza grande” afferma: “Santi che pagano il mio pranzo non ce n’è, sulle panchine in Piazza Grande. Ma quando ho fame di mercanti come me qui non ce n’è”. Popolate o no le piazze sono tornate ad animare la vita dei borghi e delle città. La vita ha ripreso il suo corso normale, così come la circolazione di notizie che, da sempre parte dalla piazza, è tornata a fluire copiosa, nel suo percorso dall’emittente al destinatario dell’informazione.