Fenomenologia del sorpasso

Il sorpasso è uno scatto in avanti che fa guadagnare metri, punti, crediti. Nella vita c’è sempre una prova da superare, un ostacolo da affrontare, qualcosa di cui sbarazzarsi e da lasciarsi alle spalle. La metafora più eloquente è quella di un’autovettura da sorpassare per avere la strada libera.
Viene facile il riferimento ad un film che ha fatto epoca: “Il sorpasso” del 1962, con Vittorio Gassman e Jean- Luis Trintignant, per la regia di Dino Risi. Un mirabile affresco dell’Italia del benessere e del miracolo economico dei primi anni ’60. C’è sempre tanta spavalderia e sfrontatezza nella guida spericolata di un’auto sportiva. Il clacson che viene suonato ripetutamente per chiedere di passare, malgrado un percorso impervio. La preparazione problematica di un sorpasso azzardato e l’esecuzione rapida del superamento del veicolo più lento che precede. L’epilogo, però, nella pellicola cinematografica, è infausto. E’ un po’ la morale del “chi troppo vuole nulla stringe” oppure un invito, implicito, alla prudenza del “chi va piano va sano e va lontano”. Qualcuno aggiungerebbe cinicamente “e non arriva mai”. E’, così, anche nella vita. Spesso ci si trova a dover affrontare un rischio, quello di andare avanti sopravanzando chi si frappone tra noi e la meta. Occorre audacia, coraggio e determinazione. Facendo un salto di corsia sfogliamo le pagine delle cronache politiche recenti. Vi leggiamo i dati elettorali che indicano come, sulla strada del potere da conquistare, siano stati effettuati dei sorpassi (pro tempore) a suon di voti, da parte di alcune forze politiche a danno di altre. Identico discorso si fa parlando di corsa agli armamenti e al nucleare.Tra i tanti ordigni da sperimentare c’è l’ansia di dover dimostrare e millantare chi ce l’ha più lunga… la gittata del missile e più sofisticata la testata atomica. Anche i termini si sprecano. Ora c’è la bomba atomica strategica, quella tattica e, per non farci mancare niente, c’è persino la bomba “sporca”. Insomma quasi una raccolta differenziata, difficile da smaltire. In questo assurdo balletto della morte le grandi potenze giocano a recitare un ruolo da primattori. Riecheggiano le note di un passaggio di “Gianna” canzone manifesto di Rino Gaetano: “Ma dove vai, vieni qua, ma che fai? Dove vai, con chi ce l’hai? Di chi sei, ma che vuoi? Dove vai, con chi ce l’hai?… Fatti sempre i fatti tuoi”. Davanti al piccolo schermo, devastati da notizie sempre più inquietanti, siamo spettatori impotenti di un’assurda corsa al massacro. E’ come trovarsi ad assistere ad una gara di Formula 1, in un circuito spettacolare dove, malgrado la presenza di tante curve, i piloti duellano a suon di sorpassi e controsorpassi da brividi. Lo sguardo incollato alla tv e le mani che vorrebbero impugnare lo sterzo illudendosi di essere protagonisti, almeno per una volta, di uno scatto memorabile in avanti. A pochi metri dal traguardo l’asfalto scotta e diventa incandescente. La bandiera a scacchi decreta la vittoria della monoposto più veloce. La meta è raggiunta. C’è la consapevolezza di essersi lasciati gli antagonisti alle spalle. Proprio nel momento del giubilo, però, sovviene un dubbio. Sulla via maestra della vita, anche quella del sorpasso, spesso, è una vittoria di Pirro.