Giocando a Monopoli nel tempo perduto

Alla ricerca del tempo perduto saliamo a bordo di una vettura molto particolare. Si torna. Come dei novelli Proust, ci affidiamo alla tecnologia moderna. Qui non occorrono i sette volumi del romanzo interminabile dell’autore francese. Al volante della macchina del tempo c’è una tavola che ricorda un rinnovato “Monopoli”. Ci apprestiamo ad azionare le leve del gioco che ha affascinato tante generazioni. Tiriamo due dadi digitali che compaiono sullo schermo e procediamo a piccoli passi, avendo la netta sensazione di andare a spasso nel tempo. Ci sovviene anche un software sofisticato e saggio che, grazie all’intelligenza artificiale, ci comunica un’utile chiave di lettura della navigazione alla quale ci apprestiamo. In una voce da algoritmo di ultima generazione, stile HAL9000, il computer di “2001 Odissea nello spazio”, subito dopo lo start, nell’abitacolo riecheggia questa frase: “La vita è come un Monopoli”. Come dargli torto. In definitiva è sempre la sorte a farti percorrere la strada ma, lungo il tragitto, troverai tante insidie e potrai incorrere in episodi più o meno fortunati che determineranno l’andamento futuro. Potrà, quindi, anche capitare di andare in prigione e di ripartire dal via oppure di tirare altri dadi, senza essere costretti a passare nuovamente dal via. Tutti episodi che rappresentano, in estrema sintesi, l’altalena della vita di una persona. E non è detto che un evento negativo come la prigione, possa essere considerato un irreparabile impedimento. In alcuni casi si può persino arrivare a considerare altamente educativa tale esperienza. Insomma  ciò che conta è riabilitarsi, emendarsi e andare avanti. Non importa se questo stop implica una fermata imprevista lungo il tragitto. Meglio ripartire da zero, con incedere deciso e tranquillo, dopo aver affrontato e superato ogni difficoltà e, magari aver espiato le proprie colpe. Spesso è la nostalgia a farti indietreggiare. A spingerti a ripercorrere un tratto di strada già battuto in un’altra epoca della propria vita. Le lancette, o meglio, i numerini in digitale sul display segnano il tempo. E’ il ticchettio nevrotico di un orologio moderno. Tra le due opposte tendenze, quella di tornare sui propri passi per rivivere le esperienze più belle e quella di andare avanti, facendo tesoro anche degli errori del passato, vince la consapevolezza del presente e la spinta verso il futuro. Sospinto dall’esigenza di superare l’impasse, il turbo della macchina del tempo, ora, accelera impietoso. Travolge tutti i puzzle contenenti le fototessere del passato. Il gioco lascia il posto alla realtà. La ricerca del tempo “andato” ha avuto vita breve. Il tempo perduto ha vissuto solo impercettibili nostalgici sussulti. A governare la macchina c’è un algoritmo intelligente che ha valutato, comunque utile, anche il tempo “perduto” negli intoppi e negli incagli della vita. Questi incidenti di percorso ci hanno reso più consapevoli e più forti ed ora siamo in grado di accettare la condizione attuale, senza avere più la necessità di muoverci con salti all’indietro. L’importante, come afferma Piero Pelù, frontman dei Litfiba è “Vivere il mio tempo”. “Sì, il tempo non torna più”, risponde scettica Fiorella Mannoia. Pienamente d’accordo Adriano Celentano che rincara la dose: “E intanto il tempo se ne va”. Replica serafico Ivano Fossati: “In fondo c’è tempo”.