La voce del silenzio

Potenza, scossa dalla valenza evocativa dello sceneggiato, chiede di conoscere la verità

Per Elisa, nei vicoli della Pretoria, riecheggia ancora la voce del silenzio. Quel rumore sordo e cupo amplificato dall’effetto mediatico della miniserie televisiva Rai e dall’inchiesta “Dove nessuno guarda”, andata in onda su Sky. Entrambe i programmi si sono occupati del caso di Elisa Claps. la studentessa potentina uccisa da Danilo Restivo il 12 settembre 1993 e ritrovata, nel sottotetto della Chiesa della Trinità a Potenza, il 17 marzo 2010. E’ come se la memoria si fosse risvegliata di colpo riesumando, dall’oblio collettivo, quel senso di impotenza al cospetto di un’entità sconosciuta, misteriosa, superiore. Il popolo potentino si è come sentito investito, direttamente, da questa tacita accusa di essersi voltato dall’altra parte, quasi indifferente davanti ad un crimine così efferato. La comunità scossa dalla potenza evocativa dello sceneggiato ha reagito nella modalità propria delle folle. Ha chiesto a gran voce di conoscerne la verità. Non quella di una sentenza pronunciata in un’aula di giustizia. C’è ancora tanto da conoscere su questa vicenda che ha assunto anche una rilevanza sociale. Gustav Le Bon, antropologo e psicologo, nella sua opera “Psicologia delle folle”, asseriva che: “La folla punta a distruggere le civiltà invecchiate attraverso l’azione folle e brutale, mentre invece la civiltà necessita di cultura. Le folle, dunque, hanno il potere di far crollare le civiltà tarlate. La psicologia della folla deve essere conosciuta da ogni Capo di Stato per non esserne sopraffatto”. Dalla riapertura della chiesa alla messa in onda della fiction Rai ci sono state alcune azioni che hanno indispettito, ulteriomente, la famiglia di Elisa Claps e che hanno visto scendere in piazza anche la gente comune. Al netto delle esagerazioni e della vemenza nel manifestare il dissenso sull’operato della Chiesa potentina, la città ha messo in risalto un’esigenza di verità. Viene spontaneo chiedersi se, la Potenza di oggi, avrebbe risposto, così, anche quarant’anni fa. Certo, la struttura sociale potentina, dagli anni ’80, è cambiata profondamente. Il valore della cultura, il ruolo dell’Università, la coscienza critica di un popolo che è cresciuto e che, in parte, si è liberato dalle catene delle logge e dei centri di potere. Mentre la comunità potentina s’interroga ancora sui tanti veli di omertà, facendo leva sulle risultanze processuali del caso Elisa Claps, a Fossò, tra Padova e Venezia, è morta Giulia Cecchettin, sotto le coltellate inflitte dal suo ex, Filippo Turetta. La violenza sulle donne ha sempre rappresentato  un dato sconcertante. Questa volta, però, nell’immaginario collettivo, pare sia scattata una risposta spontanea. Quasi a significare che la misura è colma. La mobilitazione di tutti i settori della società ha stretto gli uomini violenti in un angolo. Anche il legislatore è corso ai ripari, tanto che la stessa normativa, per chi si macchia di simili reati, è diventata più severa.