M’arzo, quando arrivano le rondini

Marzo, il mese delle rondini e dell’ingresso della primavera. E’ rinnovamento, rigenerazione, nascita di nuove idee. C’è più luce e la temperatura aumenta. Pur nell’imprevedibilità e nei repentini cambi di umore marzo è il mese del passaggio dall’inverno alla buona stagione. E’ così anche nei sentimenti e nel calore umano. Nuove storie, nuovi amori, nuovi propositi che conducono all’estate. Dai disastri annunciati di una spesa energetica abnorme ad una realtà più tiepida e mitigata dal calo del prezzo del petrolio e da bollette alleggerite grazie al bonus gas della Regione Basilicata. Le rondini solleticano i campanili lucani e, più giù, in picchiata, stuzzicano la fantasia dei poeti e di chi guarda avanti. Oltre questa primavera, tra un anno, c’è già un obiettivo elettorale. Si rinnovano, infatti, prima il Consiglio regionale di Basilicata e, poi, i consigli della maggior parte dei comuni lucani e, tra questi, il Consiglio del comune capoluogo: Potenza. Tra uno stormire di rondini e uno svolazzare di consiglieri migratori, i mandati espressi nelle consultazioni elettorali del 2019, volgono al termine. Qualcuno azzarda previsioni per il futuro, qualcun altro si sofferma su ciò che è stato fatto e s’interroga sull’efficacia del cambiamento prospettato e, ormai, già digerito.<br>Così, la rondine riprende quota e da Lagonegro, patria del grande Mango, nella sua apertura alare comprende tutta la Basilicata: “Nonostante tu sia la mia rondine andata via. Sei il mio volo a metà. Sei il mio passo nel vuoto. Dove sei, dove sei. Dove sei, dove sei, dove sei…”. Torna alla mente la lirica di Mogol che, per Lucio Battisti dipinse un suggestivo acquerello diventato un cult delle generazioni giovanili degli anni 70: “I giardini di marzo si vestono di nuovi colori”. E’ proprio così, dopo il temuto inverno, con il nuovo foglio di calendario c’è chi si domanda:  “Che anno è, che giorno è? Questo è il tempo di vivere con te. Le mie mani come vedi non tremano più e ho nell’anima, in fondo all’anima cieli immensi e immenso amore, e poi, ancora, ancora amore, amor per te. Fiumi azzurri e colline e praterie dove corrono dolcissime le mie malinconie”. La rinascita non è solo nel quadretto di una natura che si veste di nuovi colori: “ Fiori rosa, fiori di pesco”. Per dirla con il Battisti. Senza parlare del mandorlo. La fioritura precoce, però, mostra tutta la fragilità di una stagione non ben definita. Soprattutto, in un territorio vario e impervio come quello lucano, nel quale può succedere ancora di tutto. Persino episodi di gelate notturne e di copiose nevicate. La tempra della gente di Basilicata è abituata a sopportare anche questi schiaffi della natura e a riposizionarsi, aggrappandosi a riferimenti più certi, quali la ricorrenza del santo patrono, San Gerardo in testa, che arrivando a fine maggio, garantisce un clima più dolce e mitigato. Ed è così che “m’arzo”, in modalità primaverile romana. Occorre alzarsi, nel senso di elevarsi sopra ogni evenienza, incuranti che, i prematuri germogli del periodo, rischino di essere letteralmente “bruciati” e sopraffatti dal gelo.