Me la canto e me la suono… Nostalgia canaglia

C’è un punto di non ritorno nella vita di ognuno. Lo si percepisce vivendo. Quando il tempo solca indelebili segni sul volto e il capo s’incanutisce ci si rende conto degli anni trascorsi e del vissuto che residua. E’ proprio quel bagaglio di esperienze, di mani toccate, di cose non dette, di azioni messe in atto ad accendere una fiammella che, sebbene flebile, ci riporta comunque al passato. Ciò accade quando la mente vaga alla ricerca dei bivi della propria esistenza. Gli incroci già affrontati, con le scelte di strade imboccate e di altri percorsi lasciati all’oblio. Ai confini della realtà e a spasso nel tempo ci si interroga su cosa sarebbe stato se avessimo deciso diversamente, in quella data circostanza. La nostalgia galoppa come un tasto “rewind” sulla testiera di un videoregistratore. E’ il nostro “Sky Q”. Un hard disk potentissimo. Ecco che nel maxi schermo dell’ippotalamo si stagliano immagini in 4K nitidissime. C’è tutto ciò che è stato il nostro vissuto in Full HD, con sequenze mozzafiato. Così, riprendiamo il bandolo di una matassa che, con gli anni, è diventata un dedalo intricato di facce, situazioni, accadimenti. Con un gusto sadico ripercorriamo quei sentieri della memoria alla ricerca del bello che ha lasciato una traccia ma, anche, delle pagine negative che hanno macchiato la nostra storia. Quasi a voler comprendere dove si è sbagliato e, poi, riabilitarsi per gli errori commessi.

Nell’aria c’è profumo di Sanremo, la vetrina del canto italiano. Un revival canoro consente un’immersione nel tema del rimpianto. Ed è subito polvere di stelle. “Nostalgia canaglia” è quella languida e melensa che sgorga dalle ugole di un’inossidabile coppia “scoppiata” della canzone italiana: Albano e Romina Power. “Celeste nostalgia” è la visione nostalgica di Riccardo Cocciante che dipinge, con pennellate di colore, i contorni di una malinconia che invade l’animo di chi torna sui propri passi e guarda, con rimpianto, ciò che non è più. “Sarà la nostalgia” canta Sandro Giacobbe descrivendo l’immagine di fine estate anni ’80. Barche vuote ed occasioni amorose sfumate che si consumano in ricordi struggenti. Il pensiero del padre che non c’è più è il filo conduttore di “Quella carezza della sera”, nella quale i New Trolls descrivono l’amore tra padri e figli, un legame destinato a non morire mai. Per non parlare di: “Quella voglia di vivere che c’era, allora, chissà dov’è” cantata da Vasco Rossi in “Liberi Liberi”.

Beata gioventù! Fa venire in mente un brano degli 883, “Gli anni”, che ripercorre la vita dei mitici ‘70-’80. Era “Il tempo delle mele” ma, soprattutto delle grandi compagnie. Di chi leggeva “Cioè”, quando si andava in due in motorino, vestendo gli abiti firmati del momento. Di giovani che affollavano i cinema per farsi venire “La febbre del sabato sera” e s’incantavano davanti a “Grease”. Con i più audaci che si lasciavano persino accattivare dall’inquietante roulette russa, scena madre del film “Il cacciatore”. Il vento della vita soffiava forte inseguendo un sogno di libertà. In ogni caso, al termine di questo excursus nella nostalgia, è Fiorella Mannoia a suggerirci di mettere l’anima in pace e di tornare, prontamente, al presente cantando “Il tempo non torna più”.